A.S.D. JUDO SAN TRENTO TRENTINO

SENSEI DAN CUTEAN, FARE LE GARE DI JUDO, PRO E CONTRO!

Pro e contro di una scelta che prima o poi ogni sportivo è chiamato a fare.

Agonismo o non agonismo, questo è il problema…

Quando si pratica uno sport, la tentazione prima o poi è sempre la stessa: vado in gara o me ne sto comodamente in palestra?

 La domanda è riproponibile in ogni attività sportiva, perché uguale è il desiderio per emergere dalla mischia. Del resto, per quanto la comoda vita odierna ci consigli un tranquillo e soprattutto poco faticoso vivere quotidiano, la molla che ci ha reso unici nel regno animale sempre presente in noi. Chi pratica uno sport, conosce bene il semplice meccanismo che ci stimola nostra malgrado ad accelerare la corsa, quando qualcuno ci supera. E quindi inevitabile trovarsi prima o poi davanti al classico bivio: prendo la strada dell’agonismo o resto a divertirmi senza problemi in palestra?

 Premesso che la domanda non riguarda il solo individuo, ma tutte le Società Sportive chiamate ad orientare chi si affida loro, vediamo di capire i pro ed i contro cominciando dalla facile scelta dello sport come semplice piacere fisico. Oggi le proposte in questo settore sono praticamente infinite ed hanno il grosso vantaggio di mantenere in forma il nostro corpo senza alcuna richiesta di prestazioni che vadano oltre il semplice divertimento.

 

Nel caso del Judo le cose si fanno un po’ più complesse, perché il valore aggiunto di questo sport prevede una crescita dell’individuo non solo fisica, ma anche interiore, visto che si tratta di una disciplina con basi formative ed etiche. Chi pratica questo sport impara quindi affrontare tanto l’avversario quanto i problemi della vita, nel massimo rispetto dell’altro e dell’ambiente in cui si trova. E chiaro che non tutti possono essere portati ad esprimersi ai massimi livelli del judo, ma è altrettanto certo che chiunque pratichi questa disciplina potrà trarne benefici effetti da ogni punto di vista.

Se passiamo all’agonismo, anche qui dobbiamo distinguere due livelli.

 Il primo è strettamente legato al judo formativo e rappresenta un’esperienza importante, che tutti i giovani dovrebbero assaporare per abituarsi ad affrontare e controllare in gara la tempesta di emozioni, paure, gioie e fatiche che sono alla base della competizione.

 Il secondo livello dell’agonismo è quello che di solito si sceglie quando ci sono tre condizioni di base: il talento naturale del giovane, la palestra un bravo insegnante ed una famiglia che condivida il progetto di crescita agonistica del figlio.

Quando una sola delle tre condizioni manca, i risultati saranno sempre mediocri.

 I contro di questa scelta sono due: tempo e denaro.

 Tempo da dedicare alla preparazione, visti i livelli richiesti oggi è infatti notevole, con allenamenti quasi quotidiani ed i fine settimana constatamene impegnati in gara.

 

Anche i costi, trattandosi di uno sport non professionistico, sono una voce importante. Ogni spesa è infatti completamente a carico delle magre casse delle Società Sportive e dell’atleta ad ogni livello di competizione, dalle semplici gare provinciali alle gare nazionali e internazionali, combattere per la squadra nazionale, dove contrariamente a ciò che si immagina, tutte le spese sono a carico della Società e dell’atleta, compresi i miglior in assoluto che partecipano alle gare ufficiale europei e mondiali per arrivare in classifica di Ranking List Nazionale poi Europeo. Quando si entra a far parte della ristretta schiera degli atleti di interesse nazionali, si scopre infatti che oltre ad esser bravi bisogna disporre di un portafoglio ben gonfio. Oltre a procurarsi i due Kimono bianco e blu, ci si deve infatti comprare il dorsale (backnumber) col proprio nomee la scritta di tuo paese, si deve pagare il tesseramento all’Unione Europea Judo, le tasse di inscrizione al Torneo e tutte le spese di viaggio, vito ed alloggio dell’atleta che, tanto più dovrà farsi carico di ogni spesa nelle gare previste dal circuito Europeo.

Come incentivo per stimolare i migliori non è il massimo , ma cosi funziona lo sport quando non c’è il professionismo che riempie le tribune di spettatori paganti.   

         

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